Senegal. Sara (Silke) è pronta a uscire in barca per un’immersione con altri turisti: Edgar (Andrés Gertrudix), Ivan (Unax Ugalde) e Thais (Diana Lazaro), incinta, che si limita ad accompagnare il marito Victor (Adrià Collado). Li guida Drui (Mustafa Jawara), un ragazzino con la maglia di Rivaldo. Al largo, trovano un cadavere che galleggia e lo portano a bordo, scoprendo che ha la gola tagliata. Ma l’apprensivo Victor, esplode accidentalmente un colpo con il lanciarazzi colpendo il serbatoio della benzina e facendo saltare in aria la barca. Tutti fanno in tempo a buttarsi, ma la situazione è difficile. Disperati, dopo una lunga attesa scorgono una nave nelle vicinanze e vi si dirigono a nuoto. Ma avvicinandosi si accorgono che gli uomini dell’equipaggio hanno appena ucciso una persona gettandola in mare. Non avendo scelta, salgono ugualmente a bordo, di nascosto, sperando bene. La premessa sarebbe anche interessante, ma gli snodi narrativi derivano da fatti accidentali poco credibili: Victor è un idiota e spara il lanciarazzi perché crede che il cadavere si stia muovendo, il lanciarazzi colpisce proprio il motore e la barca esplode; nascosti sulla nave, i tizi potrebbero stare tranquilli, ma – coincidenza – Thais viene morsa da un topo e allora bisogna andare subito a cercare l’armadietto dei medicinali, come se una medicazione potesse far qualcosa contro, per dire, la leptospirosi. E così via. Questo naturalmente – unitamente al comportamento dei protagonisti spesso contrario alla logica – incide sulla credibilità della suspense, ed è un peccato perché la situazione aveva delle potenzialità. Così invece la possibile tensione si spegne per l’irritazione di vedere personaggi perlopiù antipatici fare cose irrazionali
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